Carte da gioco Savesi - Tarocchi e carte da gioco, Tarot and Playing cards

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CARTE DA GIOCO SAVESI
Di Anna Maria Mele

Sono affascinata dai disegni delle carte antiche che ho ammirato nei post, e sono incuriosita dalle carte che rappresentano le tradizioni e la cultura popolare proprie del luogo dove sono state realizzate.
Proprio per ricordare e tramandare i modi di essere, di fare e di dire di un passato recente del mio paese, Sava, provincia di Taranto, che ho realizzato per gioco e per il gioco le carte savesi.
Le carte si chiamano savesi, ma abbracciano credo, la cultura di origine contadina dei paesi vicini (Manduria, Francavilla Fontana, Grottaglie), se non del Salento intero.
Ispirate alle carte napoletane, i semi delle carte savesi sono stati cambiati e adattati alle usanze, ai detti, agli arnesi propri della civiltà rurale passata.
I denari diventano così “fungi e fai” (funghi e fave), e sono rappresentati dal piatto di purea di fave con i funghi per richiamare il soprannome, datoci dai paesi limitrofi, di “mangia funghi e fave”. Detta nomea, deriva dall’abitudine dei contadini di un tempo, ad alimentarsi con legumi e prodotti di raccolta spontanea come funghi e verdure selvatiche, considerati allora piatti poveri, oggi invece, rivalutati come il top dell’alimentazione salutare. Sava era avanti di un paio di secoli.
Le coppe diventano “capasuni” (giare). Questi grandi e panciuti recipienti di terracotta, fanno allegria e idea di abbondanza a prima vista, erano preziosissimi ai tempi, perché usati per conservare il vino (primitivo) e l’olio, prodotti agricoli tipici del territorio allora, come adesso. La condizione economica e sociale di una famiglia era spesso correlata al numero di “capasuni” (pieni), posseduto nella cantina di casa.
I bastoni diventano “ficatini” (fichidindia). Non c’è muretto a secco delimitante i campi coltivati che, non sia carico di questa meravigliosa pianta spinosa che matura frutti succulenti e dolcissimi malgrado terreni scogliosi ed estati torride.
Le spade diventano “zappa e ruetulu” (zappa e ratavello), due strumenti di lavoro dei campi, ma anche un vecchio detto del paese che definiva “zappa e ruetulu” una persona un po’ ottusa, la cui conoscenza è limitata alla sfera del proprio interesse

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